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Ti racconto il mare

1. Educare al mare con la geografia

Il mare ricopre circa due terzi dello spazio terrestre, rappresenta uno spazio di circolazione, un’enorme riserva di biodiversità, il principale produttore di ossigeno del pianeta, una grande riserva alimentare, uno spazio simbolico, uno spazio caricato di valori, ma uno spazio che sembra essere preso poco in considerazione dalla ricerca geografica e dall’insegnamento della geografia nelle scuole di ogni ordine e grado (Squarcina, 2017).

L’alto mare inoltre, secondo il diritto marittimo internazionale, è considerato patrimonio indiviso dell’umanità. Ogni essere umano, anche se abitante a migliaia di chilometri dal mare, anche se non ha neanche mai visto il mare, ha dei diritti e, conseguentemente, dei doveri, nei confronti di questo spazio. Il mare è fondamentale per la vita umana, ma proprio gli esseri umani lo minacciano con uno sfruttamento insensato e distruggendone le capacità vitali con l’inquinamento: rifiuti industriali, civili, acque reflue non trattate vengono riversati in mare; la pesca indiscriminata e insostenibile sta riducendo drasticamente gli stock ittici, gli sversamenti di idrocarburi, volontari o accidentali, così come l’acidificazione delle acque superficiali e l’aumento della temperatura media delle acque minano le capacità vitali del mare. Per salvare il mare occorre conoscerlo, sia da un punto di vista cognitivo, sia da un punto di vista affettivo.
È necessario, quindi, partire dai più piccoli per diffondere l’idea della necessità di considerare il mare come un nostro patrimonio di cui godere e da difendere. Tra gli scopi del GREAM vi è quello di studiare approcci e strumenti per diffondere l’educazione ambientale marina e per far amare il mare perché si ritiene che l’appropriazione affettiva di uno spazio sia il passo iniziale verso la sua comprensione e la sua cura (Squarcina, 2017).

La progettazione di attività di educazione ambientale marina, rivolta ai bambini e ai ragazzi della scuola dell’obbligo, non può che partire dal conoscere come gli alunni si rapportano a questo ambiente, quali sono i valori affettivi di cui lo caricano, quali sono gli stereotipi che ne influenzano la percezione. Proprio per questo, si sono svolte e si stanno svolgendo diverse iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei problemi del mare all’interno e fuori dalle scuole, rivolte sia agli alunni, sia agli insegnanti.

La progettazione di attività di educazione ambientale marina, rivolta ai bambini e ai ragazzi della scuola dell’obbligo, non può che partire dal conoscere come gli alunni si rapportano a questo ambiente, quali sono i valori affettivi di cui lo caricano, quali sono gli stereotipi che ne influenzano la percezione. Proprio per questo, si sono svolte e si stanno svolgendo diverse iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei problemi del mare all’interno e fuori dalle scuole, rivolte sia agli alunni, sia agli insegnanti.

2. Metodi e strumenti didattici

L’idea che i bambini hanno del mare dipende dalle esperienze che hanno vissuto a contatto con esso e da quello che noi adulti e insegnanti siamo riusciti a trasmettergli. Le metodologie e gli strumenti didattici con cui lo facciamo hanno quindi un ruolo fondamentale. 
Esperienze didattiche che utilizzano metodi attivi, ricerca-azione, metodologie degli studi visuali, della geografia della percezione, delle mappe mentali e altro ancora, rappresentano la rotta da perseguire, a partire dai primi anni di scuola. Strumenti che aiutano a far interiorizzare agli alunni di oggi, che saranno gli adulti di domani, la consapevolezza che ciascuno di noi appartiene ad un unico sistema di relazioni che ci rende reciprocamente responsabili dell’ambiente in cui viviamo e di prepararli così ad una cittadinanza pro-ecologica attiva e partecipata.
Ad esempio, i documenti visuali, rappresentano uno dei campi di ricerca più attivi della geografia.
Viviamo in un mondo nel quale le immagini hanno un ruolo sempre più importante e gli strumenti tecnologici con cui produrle e diffonderle sono sempre più integrati, accessibili e utilizzabili.
La geografia scolastica deve quindi aprirsi a un uso nuovo e più attivo degli strumenti iconici, intesi come documenti da produrre, analizzare e su cui interrogarsi.
La soggettività dei documenti visuali ci permette di passare a considerare come fonti di informazione geografica anche tutte quelle forme di rappresentazione e narrazione dei luoghi e delle relazioni tra persone e territori che fanno parte del mondo artistico e dei sistemi di comunicazione: la letteratura, le arti figurative e il cinema, ma anche la televisione, Internet e le nuove piattaforme della comunicazione digitale. In una prospettiva educativa predisciplinare e interdisciplinare, la competenza dell’insegnante consiste anche nel saper riconoscere questa presenza diffusa della geografia e nel saperla utilizzare didatticamente in modo consapevole con attività e percorsi mirati (Giorda, 2014).

3. Un esempio pratico: la notte della geografia 2019

Il 5 aprile 2019 presso la libreria Bookshop Franco Angeli di Milano, si è svolta una delle attività proposte durante “La notte della geografia 2019”, una manifestazione in cui in tutta Europa sono organizzati una serie di eventi volti a far conoscere la ricerca e le potenzialità didattiche della geografia.
Gream in tal ambito ha pensato di porre la propria attenzione sull’appropriazione affettiva degli spazi marini da parte dei bambini. Per far ciò ha coinvolto i bambini di una classe quinta della Scuola Primaria Moscati di Milano.
L’attività didattica si è svolta secondo le seguenti modalità. I bambini sono stati divisi in gruppi in cui ad ogni componente sono stati assegnati ruoli complementari, di responsabilità interconnessa, necessari alla realizzazione del lavoro: moderatore, controllore del volume di voce, controllore del tempo, portavoce e lettore. Per far “riconoscere” i ruoli sono state confezionate delle medaglie che recavano l’indicazione del ruolo.

Successivamente ogni gruppo ha estratto a sorte sette carte, costruite sull’esempio di quelle ideate da Vladimir Propp, ognuna delle quali raffigurava personaggi, animali, situazioni e oggetti riconducibili all’ambiente e agli elementi simbolici e fantastici del mare.

La consegna consisteva nel costruire una storia che includesse gli elementi rappresentati nelle carte per raccontare.

Durante la fase di ideazione della storia i bambini si sono messi in gioco, facendo appello alle conoscenze pregresse relative al mare e ai miti, ai valori, ai sentimenti caricati sul mare, utilizzando le capacità di mediazione tra le diverse proposte e le capacità di convivenza civile per rispettare il turno di parola, le idee altrui e i ruoli assegnati.
Al termine della scrittura i bambini con il ruolo di portavoce hanno letto al grande gruppo, formato da alunni, insegnanti e genitori, il racconto elaborato dando così senso a questo incantevole spazio fantastico tanto temuto quanto amato.

È possibile trovare i racconti integrali realizzati dai bambini all’interno della sezione “news” del nostro sito http://gream.it/.

L’attività ha permesso ai bambini di far emergere il loro vissuto personale che, confrontandosi con quello dei compagni, è diventato un vissuto collettivo. Ha inoltre avuto il merito di far razionalizzare e verbalizzare i sentimenti provati nei confronti degli spazi marini, che spesso rimangono allo stato incosciente. Sentimenti che si ritiene debbano essere alla base di un’azione volta alla salvaguardia del mare.

Bibliografia e sitografia:

  • Squarcina E. (2015), L’ultimo spazio di libertà, Milano, Guerini.
  • Giorda C. (2014), Il mio spazio nel mondo, Roma, Carocci editore.

Un commento

  • Denisha

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